La storia eruttiva e tettonica dell’isola di Ischia è molto complessa e l’età rilevata dei materiali vulcanici risale a 150.000 anni fa.
L’attività vulcanica dell’isola di Ischia comprende due distinti cicli:
il primo sviluppato tra 150.000 e 75.000 anni fa, il secondo ciclo ha inizio con la grande eruzione che generò il tufo verde del monte Epomeo ed è caratterizzato da consistenti movimenti verticali che coinvolgono la parte centrale dell’isola. A queste attività vulcaniche vanno aggiunti i fenomeni vulcano-tettonici e quelli connessi all’azione di agenti esogeni i cui effetti si traducono in azioni di erosione, trasporto e sedimentazione dei materiali piroclastici sciolti.
Il modello idrogeologico comunemente accettato prevede l’esistenza di due falde basali sovrapposte (3): quella sottostante, alimentata da acque di ingressione marina, di conseguenza ad elevato contenuto salino, delimitata superiormente da una superficie concava verso l’alto e l’altra di alimentazione piovana, quindi meno mineralizzata, che “galleggia”, perché meno densa, sulla prima e che è delimitata superiormente da una superficie convessa, in quanto aumenta di spessore dalla costa verso il centro dell’isola.
La zona di contatto tra le due è caratterizzata da una fascia di diffusione in cui le acque assumono chimismo intermedio. Lo spessore di tale fascia varia da zona a zona e nella stessa zona può variare nel corso dell’anno. Tali variazioni sono dovute alla diversa intensità delle precipitazioni. Le precipitazioni massime si verificano nel bimestre novembre-dicembre, mentre quelle minime nel trimestre giugno-agosto.
Il riscaldamento delle acque ha luogo per conduzione (trasferimento di calore per contatto tra le acque e le rocce calde dell’acquifero), ma soprattutto per convenzione a seguito dei moti circolatori attraverso il reticolo fissurale (faglie e fratture beanti) innescati da squilibri termici.