Dove si trova la sorgente
Attraverso l’acquedotto dei Pilastri, le acque sorgive di Buceto, sono state trasportate fino al Borgo di Celsa, oggi Ischia Ponte. La fonte in un primo momento riuscì a soddisfare le esigenze della popolazione in continua crescita fino al 1800, quando l’acqua non fu più sufficiente alle diverse richieste.
Il termine Buceto indica una delle più interessanti sorgenti dell’isola d’Ischia, che ha origine proprio nella parte orientale del Monte Buceto.
Come si raggiunge la sorgente
Il cammino è semplice, si parte da Fiaiano nel comune di Barano e si imbocca la strada per il Cretaio; il percorso è percorribile anche in macchina ed è molto panoramico; ad un certo punto della strada all’altezza di un maneggio c’è sulla sinistra l’inizio del sentiero che conduce a Buceto, preceduto da una larga scalinata di pietra che condurrà a Buceto, antica sorgente che sgorga in pieno bosco, rinominata per la bontà della sua acqua; continuando la scalinata in pietra si raggiunge un sentiero, tra le alte piante della zona umida, percorrendo una stradina in salita si raggiungerà una selva di castagneti e lecci dove si trova una piccola zona di terreno pianeggiante situata a media altitudine e soleggiata. Da qui si potrà scegliere di tornare indietro o continuare la passeggiata imboccando, oltre il pianoro, un piccolo sentiero che si apre tra i rovi e le piante campestri.
Come si presenta la sua acqua
La sorgente ha fornito acqua potabile agli ischitani sin dal passato e ha assicurato loro per lungo tempo la possibilità si svolgere tutte le attività, quelle agricole e quelle legate ai bisogni quotidiani.
Buceto è una delle tante e benefiche sorgenti di acque fresche che sgorgano dai poggi dell'isola; essa fluisce a ridosso del monte Rotaro.
Acqua potabile e copiosa come nessun altro rivo dell’isola può dispensare.
Come si presenta la sorgente
Delle tredici fontane pubbliche a cui gli ischitani avevano attinto per tre secoli l’acqua di Buceto, ne è rimasta attiva solo una, a Fiaiano, davanti ad un magnifico panorama del Golfo che si ammira lungo la strada del Rotaro.
Il fine è anche oggi, come quasi 300 anni fa, quello di fare rifornimento d’acqua potabile.