Sulle sorgenti termali dell’isola d’Ischia, specie quelle di Casamicciola, sono stati scritti numerosi trattati che esaltavano di ogni singola fonte le virtù terapeutiche, modi e usi.
A partire dal ‘500 e per oltre trecento anni, studi e osservazioni su queste manifestazioni di attività vulcanica hanno trovato posto al centro di manuali di medici e docenti dell’Università di Napoli come quelli di studiosi stranieri.
Tutti elogiavano le proprietà di un’acqua termale imprigionata nel sottosuolo e in specifici contorni dell’isola che una volta conosciuta avrebbe però rapito chiunque e non soltanto per la sua acqua vulcanica. Da allora, sebbene sia passato molto tempo, il tempo stesso resta a guardare ciò che succede sulla terra. Sembra rallentare, addirittura fermarsi per le viuzze e le stradine antiche dei borghi o sulla spiagge e nelle baie.
D’un tratto, come una specie di incanto ammaliatore e coinvolgente, tutto diventa fantastico e chi ne osserva i singoli tratti diviene parte indispensabile dello scenario mentre l’animo si lascia accarezzare dal flebile suono dell’acqua che ritma il mantra della natura da cui, come il canto delle sirene per Ulisse, sarà difficile liberarsi.
Non si può che restarne affascinati. É ciò che accade nella baia del Castiglione, nella quale imperava uno degli insediamenti romani con la propria fabbrica e che oggi ospita uno dei più conosciuti e famosi Parchi Termali che fa parte di questa originale mappatura delle sorgenti.
Possiede qualità e caratteristiche che trasformano il ratto promosso dalla natura sugli esseri umani in atto d’amore, normale e disinvolto, e ha per risultato l’esaltazione e la fibrillazione dei sensi che nel relax del corpo e della spirito trova posto. Una contraddizione estatica, quasi mistica, che pare attraversare la pelle attraverso il tatto e il sapore a causa delle papille gustative innamorate dell’odore di zolfo.
Chi vi si immerge a cominciare dalla discesa con la funicolare e, per continuare, si tuffa nelle sue piscine d’acqua termale che sfiorano i 40° resta rapito dal passaggio repentino dalla dimensione reale a quella surreale che non ti aspetti. Il parco è il cuore di un polmone composto di vegetazione mediterranea e si estende fino allo specchio d’acqua di mare cristallino che circonda la baia.
Le otto piscine cadenzano le arterie in un percorso dalla cui fine una volta, probabilmente, attraccavano e salpavano navi romane cariche di utensili e oggetti ornamentali. Lungo i viottoli s’intrecciano battiti d’emozioni.
Le sensazioni diventano palpabili.
Ora si allontanano alla ricerca di nuovi particolari, ora tornano cariche di un bagaglio fatto di luce che rischiara in successione, a seconda dell’intensità, prima un pezzo e poi un altro dell’ampio palcoscenico che si apre alla vista. I prodotti tipici sono la parte principale della lista di desideri composta da prodotti del mare e bevande. Vino e confetture di produzione propria assieme ai colori che si sprigionano al tramonto sono la cornice ideale in cui poter creare incontri tra i sapori tradizionali e l’odore della cera sciolta nelle piccole anfore sui tavoli.
E proprio al ristorante ‘O Guarracino a pochi centimetri dalla superficie del mare, tra i flutti del mare e flûte di prosecco è possibile osservarsi e perdersi. Per poi ritrovarsi.
di Graziano Petrucci